La nostra storia
il siulp, le sue origini
Già nel 1968 in piena rivoluzione socio – culturale, promossa dai movimenti studenteschi in concomitanza delle proteste di piazza degli operai, si ebbero i primi segnali di rivolta dei poliziotti che un po’ gladiatori, un po’ pretoriani e in una condizione fondamentalmente servile, non potevano avere una lucida visione di ciò che andava fatto, come andava fatto, e in che direzione.
Il fatto sorprendente è che questa visione sarebbe stata raggiunta in tempi brevi ed ignota a qualsiasi altro movimento di lavoratori in modo del tutto autonomo attraverso una rapida identificazione di obiettivi ad alto livello civico, elaborando un’ideologia democratica nata sorprendentemente dalle aspirazioni e dalla intelligenza di quei “cittadini di serie B” che erano considerati i poliziotti italiani.
Quegli anni vedono la Polizia impegnata nel suo abituale ruolo repressivo, interpretato nelle piazze dagli uomini dei reparti “ Celere”, spesso additati come “fascisti” e “assassini”. Questa condizione, che determina la consapevolezza di vivere in un totale isolamento rispetto alla società civile, le difficili condizioni di vita nelle caserme e i notevoli rischi lavorativi pure mal ricompensati economicamente provocano proprio nei raparti Celeri i primi segnali di uno scontento che, non di rado, sfociano in atti di insubordinazione anche violenti.
Alla fine 1969 il Movimento nasce in silenzio e con la discrezione imposta da una forzata clandestinità: due Appuntati, due Brigadieri, due Marescialli ed un Funzionario, con la fattiva collaborazione di Franco Fedeli , giornalista e direttore della rivista “Ordine Pubblico” ed in seguito fondatore di “Nuova Polizia e riforma dello stato”, costituiscono un gruppo di lavoro operativo e tracciano i punti chiave di un programma semplice ma rivoluzionario per quei tempi : smilitarizzazione, rinnovamento.
una straordinaria esperienza . . .
Nasce così il Movimento che dopo anni di lotte e sacrifici di decine di colleghi vede la realizzazione del programma tracciato nel 1969.
Catanzaro è stata una delle prime città meridionali a intraprendere il percorso che portò alla smilitarizzazione ed alla sindacalizzazione della Polizia. Dopo anni di attività clandestina nel 1976 i così detti “ carbonari” escono allo scoperto è costituiscono un Comitato provvisorio di rappresentanza le cui caratteristiche politiche e culturali si collocano senza mezzi termini nell’ambito delle punte più avanzate del Movimento. Una delle prime mosse del nuovo Comitato fu quella di stabilire solidi collegamenti con i sindacati degli altri lavoratori: collegamenti che consentiranno ai poliziotti calabresi di far crescere in fretta la loro organizzazione, pur se tra mille difficoltà e con continue minacce di repressione (in qualche caso messe realmente in atto) da parte dei superiori.
Il 25 aprile del 1981 la riforma è operativa. Sparisce la vecchia Pubblica Sicurezza, e nasce la Polizia di Stato, dalle divise spariscono le stellette, simbolo della condizione militare.
A questi mutamenti se ne aggiungono altri, nell’ordinamento, nelle carriere, nell’orario di servizio, nei diritti.
I nostri valori fondamentali . . . .
La voluta lentezza con cui viene applicata la riforma da parte delle teste pensanti del Viminale (visibilmente restii a non considerarsi più comandanti di un loro separato esercito) sono fra i temi del primo Congresso Nazionale del neonato SIULP che si svolge a Roma dal 24 al 27 aprile del 1982, un anno dopo dell’entrata in vigore della Legge di riforma.
Con l’elezione del Generale Falsani , a Segretario Generale del SIULP , ha inizio un continuo susseguirsi di eventi ed iniziative che hanno visto la nostra organizzazione rivendicare migliori condizioni di vita, migliori trattamenti economici e tutti quei diritti che da “ militari “ ci erano stati negati.
Nel luglio del 1984 il segretario generale del SIULP, Franco Forleo (succeduto al generale Falsani) e il segretario del SAP siglano al Ministero dell’Interno il primo contratto nazionale di lavoro del personale della Polizia di Stato.
Qui finisce la storia del Movimento senza il quale la storia che la Polizia rinnovata e il Paese vivranno, non esisterebbe. Molti di quei poliziotti che hanno creato e vissuto il Movimento non sono più in Polizia ma i frutti dei loro sacrifici sono ora ben tangibili e presenti come conquista sociale e democratica di una Polizia al servizio dei cittadini, attore protagonista nella società civile.